Sul trenino di Cogne, prima che sia troppo tardi. Lettera alla Stampa di Barbara Tutino

Prima che sia troppo tardi.

La prossima settimana, probabilmente mercoledì 6 giugno, il consiglio regionale deciderà se procedere con la dismissione della ferrovia del Drinc. I binari potrebbero essere rimossi e parte del tracciato trasformato in pista ciclabile.

Una decisione senza ritorno.

Noi sosteniamo l’assoluta necessità di conservare un pezzo significativo della storia della Valle d’Aosta, che dovrebbe compiere 90 anni proprio quest’anno.

Noi sosteniamo l’utilità di conservare un collegamento con la valle centrale che più volte è stato utilizzato, in situazioni di emergenza, per trasportare carburante, rifornimenti e persone (si veda il video relativo al 2008).

Ma quand’anche la decisione presa, per ragioni economiche o d’altro tipo, fosse quella di non riattivare la ferrovia, che bisogno c’è di togliere i binari?

Quale esigenza, foss’anche di bilancio, motiverebbe questa possibile decisione a carattere irrevocabile?

Di seguito la lettera inviata alla Stampa da Barbara Tutino. Abbiamo meno di una settimana per tempestare di e-mail i media locali (e non).

Caro direttore,

abbiamo letto che sul trenino di Cogne non si torna indietro. È questo il succo della relazione, approvata oggi a maggioranza dalla quarta Commissione consiliare, con il voto contrario dei gruppi Alpe e Pd, e che ora passerà all’esame del Consiglio regionale. Sulla tramvia di Cogne, Diego Empereur, Presidente della Commissione spiega come «non vi sono particolari elementi di novità rispetto a quanto già emerso nel corso del dibattito consiliare del 13 luglio 2011, quando era stata approvata una risoluzione che impegnava la Giunta regionale a rinunciare al completamento della tramvia intercomunale Cogne-Eaux Froides-Plan Praz. Anzi, sono stati riconfermati, da più parti, gli elevati costi di investimento ancora necessari per riattivare il collegamento, oltre ai ben noti limiti intrinseci di tipo trasportistico e gestionale dell’infrastruttura».

Diego Empereur avrebbe potuto dichiarare qualunque altra cosa, ma sostenere che non ci sono elementi di novità dopo una petizione di quasi settecento residenti, e due audizioni chiarificatrici, una delle quali in presenza di esperti nelle varie competenze minerarie, offende l’intelligenza delle persone e nuoce a tutti, perché aumenta la sfiducia nelle istituzioni, che anche Diego Empereur dovrebbe rappresentare.

Tra i primi firmatari, voglio ricordare, c’è l’ex sindaco di Cogne Osvaldo Ruffier, ex minatore, la “memoria” vivente della miniera e dell’iter seguito alla sua chiusura nella battaglia per salvare il sito nella sua interezza.

Nel 1992, a seguito di una protesta popolare legata all’annoso tentativo di edificare la prateria di Sant’Orso, Osvaldo Ruffier volle indire una consultazione popolare, un “referendum” e si adeguò alle scelte espresse dai cittadini, anche se non corrispondevano ai suoi desideri e ai progetti deliberati in Consiglio che avevano dato luogo alla protesta.

Osvaldo Ruffier ascoltò i suoi concittadini, con  rispetto e senso della democrazia.

È proprio quello che ci si aspetterebbe da chi è stato votato per amministrare la cosa pubblica e governare.

Cordiali saluti,

Barbara Tutino

>>> Nell’immagine, il “biglietto d’auguri” per l’89° compleanno del tenino, il 18 ottobre 2011.

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5 risposte a Sul trenino di Cogne, prima che sia troppo tardi. Lettera alla Stampa di Barbara Tutino

  1. Mauro ceccarelli ha detto:

    me lo ricordo quel trenino,spesso quando le valanghe negli anni 70 bloccavano la strada era l’unica via di comunicazione per aosta.Non riesco ad immaginare quali tremendi danni possa arrecare un impianto del genere all’economia della Regione .Qualsiasi Regione Italiana avendo una risorsa turistica di questo genere la sfrutterebbe sino in fondo,è poi un pezzo di archeologia industriale che ci aiuta a non dimenticare come eravamo prima dello sviluppo turistico della vostra valle.Non tagliate i ponti con il vostro passato di regione dove tanta gente ha faticato per renderla così bella e accogliente .

  2. valter manazzale ha detto:

    E’ la solita storia…si parla di turismo come perno dell’attività economica della regione, ma non si riesce a capire che la storia dei nostri paesi può essere da stimolo importante per il suo sviluppo.

    centri come Cogne dove le miniere, il trenino e il museo delle miniere raccontano la storia particolare di una comunità e sono sicuramente di interesse per il turista.

    L’archeologia industriale rappresenta una offerta aggiuntiva importante allo sci e alle escursioni. lo dimostrano realtà simili in particolare in regioni come la toscana dove la visita di piccoli tratti di galleria, a volte ricostruite, brevi viaggi con i treni dei minatori sono sempre più richiesti.

    …ma siamo in valle d’aosta.
    valter

  3. Luca ha detto:

    Chissà perchè in Germania o nella vicina Svizzera un patrimonio culturale e storico come queste riesce a fare attrattiva turistica e di conseguenza reddito….invece da noi sempre e solo smantellamenti……Chiediamoglielo ai politici locali!!!! Luca.

  4. Gian Mario ha detto:

    Sono sempre stato convinto che risorse come quelle di Cogne – ferrovia e miniere – facciano parte della storia locale, regionale e nazionale e per questo debbano essere assolutamente conservate, valorizzate e fatte conoscere al mondo intero che premierà con queste scelte il turismo non solo di Cogne e della VdA ma di una nazione quale l’Italia e le sue memorie storiche. G.Mario

  5. Giorgio ha detto:

    Ho scoperto Cogne nel 1975, e da allora, ritorno TUTTI gli anni in estate e, un tempo; anche in inverno. Io amo quel paese, quelle montagne, quella gente, quelle tradizioni. Un anno, accompagnato da un caro amico e da mia figlia, sono anche “entrato” nella miniera e compreso il valore storico, culturale di quel trenino, di quella testimonianza del lavoro di centinaia di uomini. Perchè sprecare tanta storia e non trasformarla, invece, in un luogo di preziosa testimonianza? Giorgio Nobili

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